Inviata per… stare insieme

Inviata per… stare insieme

L’8 dicembre 2018 qui ad Orano, dove vive la nostra piccola comunità di suore Nostra Signora degli Apostoli, abbiamo vissuto la Beatificazione dei 19 Martiri d’Algeria, tra i quali ricordiamo i monaci di Tibhirine e due delle nostre suore, Sr Bibiane e sr Marie-Angèle, uccisi negli anni ‘90.

Dopo aver ascoltato le parole dei nostri martiri, e conosciuto la loro vita, non si può restare indifferenti. E non si può non amare questo popolo per il quale hanno dato la vita. Ricordiamo che con loro sono stati uccisi anche più di 100 mila martiri musulmani per il semplice fatto di volere un’Algeria più aperta, una nazione accogliente dove si viva insieme, per aver condannato gli omicidi dei cristiani o essere semplicemente loro amici!

Abbiamo notato alcuni frutti dopo le Beatificazioni. Queste celebrazioni, vissute con grande partecipazione delle autorità locali e nazionali, in presenza anche di una ventina di imam di Orano, rappresentano l’iceberg di un movimento che è iniziato e sarà difficile che si ritorni indietro. Le persone vogliono un cambiamento e le manifestazioni quotidiane che vediamo ne sono un esempio molto forte.

La nostra è una piccola comuità composta da quattro suore: Sr. Chantal Dartois (francese), Sr. Lydia Audu (nigeriana), sr Filippine Koutamba (togolese) e la sottoscritta sr Sandra (italiana). Qui svolgiamo quella che viene definita “missione di prossimità”. Non potendo parlare apertamente del Vangelo, in questo contesto musulmano, cerchiamo il più possibile di trasmetterlo con la nostra vita: visitiamo i nostri vicini, aiutiamo i poveri che ne hanno bisogno, ci occupiamo in particolare della promozione della donna e puntiamo sempre al dialogo interreligioso. Siamo molto benvolute qui e speriamo che il Signore e la sua legge d’Amore passino attraverso le nostre opere.

Dai nostri amici musulmani impariamo molto: il loro stile di accoglienza, la loro preghiera incessante e profonda, la loro amicizia con noi.

I frutti più belli di questa beatificazione vanno proprio in questa direzione… Sono frutti visibili, segni quotidiani di fraternità, di generosità sempre maggiori, da parte della popolazione: notiamo infatti che sono sempre maggiori i doni in natura che riceviamo; frutto visibile è anche la più facile vicinanza, riceviamo visite di persone e associazioni che conoscono per sentito dire il nostro impegno e desiderano collaborare e offrirci il loro sostegno; notiamo che in questi ultimi mesi molti uomini, adulti che ci conoscono ci chiamano per strada per salutarci, cosa che è ben al di fuori della tradizione che vuole che “le donne non salutino gli uomini”!

Il frutto diretto delle celebrazioni ce lo ha comunicato il nostro vescovo alcuni giorni fa. Dal giorno della grande celebrazione, la chiesa assicura il primo sabato la Messa al santuario di Santa Cruz e dopo la Messa organizza una permanenza per accogliere i turisti e far conoscere il luogo.

La sorpresa è stata che molti giovani oranesi entrano in Chiesa, semplicemente e con rispetto, prendono qualche foto e fanno una veloce preghiera. Può sembrare insignificante, ma è un grande passo avanti. Pensate che all’inizio del lavori di ristrutturazione della Chiesa, l’imam del quartiere aveva impedito ai giovani della scuola di restauro di partecipare al cantiere. Sono passati due anni e oggi non solo quei giovani ma molti altri entrano nella nostra Chiesa… Santa Cruz è diventata un luogo di incontro culturale e sociale, che appartiene agli oranesi e loro lo hanno capito.

I giovani sono il futuro anche qui, come nei vari Paesi del mondo. Sono loro che portano il cambiamento. Noi ci occupiamo anche dei giovani sub-sahariani che vengono in Algeria per gli studi. Non è facile, sono discriminati anche qui per il colore della pelle (più scura di quella degli algerini…) e perché in maggioranza cristiani. Il lavoro di tessitura del dialogo è sia interreligioso che interculturale.

Il 1 maggio abbiamo vissuto una giornata meravigliosa di incontro giovani  islamo-cristiani. Ad Algeri, due settimane dopo, due corali – una algerina musulmana e l’altra cristiana subsahariana – di giovani universitari, hanno cantato insieme in ricordo dei giovani morti durante questo anno nelle manifestazioni contro il regime.

I giovani – e non solo – desiderano una nazione libera, aperta. Il 16 maggio abbiamo vissuto la prima giornata del “Vivere insieme” voluta dalle confraternite di musulmani sufi di Mostaganem: sono loro che hanno portato una mozione all’ONU due anni fa  per introdurre questa giornata. Ora è stata accettata. Inutile dire che la partecipazione è stata ottima!

Gli algerini sono un popolo maturo….speriamo che il prossimo governo ascolti e accompagni questo popolo verso una sempre maggiore libertà che è anche rispetto delle differenze e delle minoranze. Perché i cittadini siano finalmente tutti uguali, con gli stessi doveri e diritti.

Inshallah! Se Dio vuole….Lui ci conduce ed è il nostro Pastore!

Speriamo anche in un’apertura del nuovo governo sul rilascio dei Visti turistici. Vorremmo accogliere sempre più giovani perché possano incontrare e conoscere l’Algeria dal di dentro e camminare sui passi dei beati che li hanno preceduti.

Salam Alekum

Sr Sandra Catapano