Giovani custodi del mondo – riflessione tematica

Giovani custodi del mondo

Custodia del creato, clima, cura della casa comune

di Roberta Cafarotti, direttrice scientifica Earth Day Italia

Costruiamo un mondo migliore e salviamo la nostra casa comune

“Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?” (Papa Francesco, Laudato Sì, 160)

Il cambiamento è in corso. Gli equilibri geopolitici con cui eravamo soliti interpretare il movimento degli uomini e il loro agire sono in mutazione costante. Il clima di fiducia nella crescita economica come motore di sviluppo umano è saltato e le disuguaglianze crescenti sono la più drammatica delle evidenze. Inoltre si percepisce sempre più l’urgenza e la profonda preoccupazione per lo stato di precarietà in cui versa il nostro pianeta.

Da un lato le nostre società vivono il timore, a volte la paura,  di abbandonare la strada nota, gli stili di vita e di pensiero a cui eravamo abituati, ma nello stesso tempo stanno maturando la consapevolezza che occorre intraprendere nuovi sentieri che mirino alla completa sostenibilità economica, sociale ed ambientale. Ma la strada è ancora lunga e faticosa.

Le nazioni del mondo hanno sottoscritto

  • l’Agenda 2030 che con i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile coordinerà il loro agire[1],
  • l’Accordo di Parigi per contrastare i cambiamenti climatici[2], pur con importanti defezioni come quella degli Stati Uniti.

Questo rappresenta un grandissimo passo in avanti, ma senza l’impegno del singolo, nessuno stato riuscirà a rispettare gli impegni.  Fortunatamente ad ispirarci è arrivato Papa Francesco con la sua Laudato Si’[3], un’enciclica che ha avuto il grande merito di influenzare i laici e i rappresentanti di molte altre fedi religiose, oltre i cattolici che come tutte le persone di fede ha “motivazioni alte per prendersi cura della natura e dei fratelli e sorelle più fragili”. (LS, 64)

Infatti per affrontare sfide globali occorre un’etica comune che presuppone la cura della Terra da opporre al dominio dei singoli, e l’enciclica è un fulgente motore di cambiamento ed il meraviglioso innesco di un movimento globale di azione per il Pianeta.

I due principi che stanno cambiando il mondo, che la Laudato  si’ così bene racconta, sono i seguenti.

Le questioni ambientali e le questioni sociali sono due lati della stessa medaglia

Non è possibile risolvere un problema senza contemporaneamente risolvere l’altro. Non è possibile occuparsi del Pianeta  senza contemporaneamente occuparsi degli Uomini. E’ una novità storica assoluta. Nei decenni scorsi esistevano due visioni contrapposte: da un lato gli ecologisti estremi, dall’altra gli antropocentristi estremi. I primi mettevano avanti a tutto la tutela dell’ambiente, senza eccezione alcuna, mentre agli altri, davanti all’emergenza della fame sembrava accettabile la devastazione ambientale e la deforestazione. La Laudato Si’ dice con chiarezza che non è possibile salvaguardare la Terra senza cercare di risolvere problemi come quelli legati alla fame e alle disuguaglianze sociali.

L’ambiente è un bene comune globale

Storicamente,  anche per il predominio culturale degli economisti, l’ambiente era considerato una particolare categoria di bene privato e in quanto tale occorreva affidarsi al mercato per veder risolvere le controversie ambientali. Ma per i mercati esiste solo il passato e il presente, i mercati non si occupano delle generazioni future e terra, acqua e aria sono beni “scambiabili”, in cui il degrado ambientale è un male considerato a volte necessario alla massimizzazione di profitti. Profitti che nel tempo finiscono nelle mani di un numero sempre minore di persone.

La maggiore attenzione alla salvaguardia della natura ha poi fatto credere che l’ambiente fosse un bene pubblico su cui stati e istituzioni debbano vigilare. Ma anche questa strada non è pienamente soddisfacente. La nostra storia recente abbonda di accordi tra stati spesso disattesi (ad es. accordo di Kyoto e chissà cosa succederà per il citato Accordo di Parigi). Ormai molti studi concordano sulla necessità di una governance differente per l’ambiente che non è bene privato né pubblico, ma bene comune globale e qui la storia deve essere ancora scritta e i giovani hanno un ruolo centrale. Ora! perché ardue saranno le sfide del futuro. Da uno studio delle Nazioni Unite emerge che, a causa dei cambiamenti climatici, nel 2015 i migranti saranno oltre 250 milioni,  e a farne le spese saranno soprattutto le popolazioni che vivono in prossimità delle coste per l’innalzamento delle acque. Altro fenomeno di grandissima attenzione è il landgrabbing[4] e il watergrabbing[5], dove il controllo economico su terra e acqua significa distruzione ambientale e delle culture locali.

Ma cosa possiamo fare noi?

«Nel tradurre in termini di concretezza i principi e le direttive sociali, si passa di solito attraverso tre momenti: rilevazione delle situazioni; valutazione di esse nella luce di quei principi e di quelle direttive; ricerca e determinazione di ciò che si può e si deve fare per tradurre quei principi e quelle direttive nelle situazioni, secondo modi e gradi che le stesse situazioni consentono o reclamano. Sono i tre momenti che si usa esprimere nei tre termini: vedere, giudicare, agire.
È quanto mai opportuno che i giovani siano invitati spesso a ripensare quei tre momenti e, per quanto è possibile, a tradurli in pratica; cosi le cognizioni apprese e assimilate non rimangono in essi idee astratte, ma li rendono praticamente idonei a tradurre nella realtà concreta principi e direttive sociali.» (Papa Giovanni XXII, Mater et magistra[6] n. 217-218).

Un’altra enciclica ci viene in aiuto e ci indica il metodo Vedere-Giudicare-Agire.

Occorre ascoltare le persone e le comunità vittime della crisi in ambiti fondamentali come la sicurezza alimentare, la salute e la migrazione rivolgendo particolare attenzione ai bambini, alle donne, alle comunità indigene, alle minoranze, ai piccoli stati insulari etc.  Occorre riflettere sui criteri etici, economici, finanziari, politici, per comprendere e rispondere alla crisi in maniera integrale.  Occorre modificare i propri stili di vita verso una maggiore sobrietà. Occorre studiare e capire per agire.

In occasione della Conferenza Internazionale “Saving our common home and the future of life on Earth“[7] promossa dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, in occasione del terzo anniversario dell’Enciclica Laudato si’, i partecipanti hanno concordato che è arrivato il momento di ispirare un “movimento dal basso” per curare il nostro pianeta in pericolo. Occorre mettere insieme rappresentanti della società civile, religiosa, ecclesiale, scienziati, politici, economisti, movimenti popolari, “tutte le persone di buona volontà” per dialogare ed agire insieme.

 

[1] https://www.un.org/sustainabledevelopment/

[2] https://unfccc.int/process-and-meetings/the-paris-agreement/the-paris-agreement

[3] http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html

[4] http://www.focsiv.it/comunicati-stampa/i-padroni-della-terra-primo-rapporto-sul-land-grabbing/

[5] http://watergrabbing.it/

[6] http://w2.vatican.va/content/john-xxiii/it/encyclicals/documents/hf_j-xxiii_enc_15051961_mater.html

[7] Gli atti del convegno http://laudato-si-conference.com/ + discorso di Papa Francesco http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/july/documents/papa-francesco_20180706_terzoanniversario-laudatosi.html

[8] http://www.earthdayitalia.org/CELEBRAZIONI/Giornata-Mondiale-della-Terra