Giovani protagonisti del mondo – riflessione tematica

Giovani protagonisti del mondo

La diseguaglianza giovanile

di Barthelemy Nasibu, giovane congolese, dottorando in filosofia politica presso la Pontificia Università Gregoriana

Sembra che facciano meglio di noi

Il benessere umano definisce come la qualità dell’esistenza di una vita degna è fatta di un insieme di funzionamenti legati tra essi e composti di stati e di azioni. La vita dei giovani è segnata da una preoccupazione permanente di realizzare questi funzionamenti pertinenti che passano dal livello più elementare – poter respirare sufficientemente, mangiare, bere, dormire, muoversi, formarsi, vestirsi, sfuggire alle malattie evitabili ed alla mortalità prematura ed essere in buona salute, ecc. – al livello più complesso – essere felici, vivere in maniera dignitosa, essere liberi ed avere parecchie opportunità, vivere nuove esperienze di vita, prendere parte alla vita della comunità, riuscire nella vita ed essere felici. Questo bisogno vitale, questa idea di perfezione, questa preoccupazione del benessere,  rimane il punto comune di tutti i giovani del mondo. Coscienti del grande ciclo delle età della vita – nascere, crescere, vivere e morire -, tutti i giovani cercano di mostrare le loro capacità a raggiungere il livello dei propri genitori o di fare meglio di essi.

Vogliamo sapere se i giovani che vivono in Italia sono motivati a vivere pienamente la loro gioventù ed inseguono grandi ambizioni.

In questo inseguimento di sogni, c’è differenza, ad esempio, tra i giovani italiani, eredi di ricchezze parentali, e i giovani stranieri che vivono in Italia? C’è chi è più motivato, determinato, più impegnato nella vita quotidiana di altri: ma approfittano tutti, allo stesso modo, delle opportunità offerte dallo Stato italiano? L’obiettivo di questa riflessione non è di rispondere a tutte queste domande, ma di identificare alcuni problemi che corrompono la gioventù italiana per poi svegliare il nostro spirito critico, indicando alcune piste di soluzione.

Queste riflessioni sono solamente il frutto di una constatazione personale, come giovane ricercatore dottorando congolese in Italia, di una doppia esperienza:  quella congolese e quella italiana. Non posso pretendere di essere delle verità assolute, né suscitare delle polemiche che c’immergono in paragoni razziali o in pregiudizi infondati.

Le grandi difficoltà di alcuni giovani italiani legati all’opulenza ereditata dagli adulti.

Partiamo dall’idea che molti giovani italiani si credono senza “avvenire”, senza opportunità o decisamente abbandonati, traditi dagli adulti mentre sono, in realtà, senza obiettivi ed ambizioni di vita. Dopo le due guerre mondiali, l’Italia ha conosciuto una grave crisi economica che ha spinto tutti a lavorare duramente per raggiungere un livello di vita agevole. Lo stato italiano ha stabilizzato il suo livello di vita e parecchie famiglie sono rimaste molto ricche e vivono nell’abbondanza materiale. Ma oggi l’impressione è che i giovani non sembrano essere più in grado di mantenere questo livello di vita ereditata dai genitori e non possono permettersi di lasciare alle generazioni future una vita migliore di quella che hanno avuto, ereditato.

Difatti la vita dell’opulenza, l’abbondanza materiale, la vita facile, ereditata dai nonni, dai genitori, dalle generazioni anteriori, ha reso più parassiti, meno attivi, meno creativi, la maggioranza dei giovani italiani. Alcuni si accontentano del minimo, di ciò che è stato già fatto e lasciato già dalle precedenti generazioni. “Tale padre, tale figlio”:  il mestiere, le ricchezze dei genitori restano il mestiere, le ricchezze dei giovani.

Il lato negativo è che le generazioni precedenti, volendo dare il massimo e soddisfare, ad ogni costo, i propri figli, oggi giovani adulti, non hanno saputo trasmettere o dare valore allo sforzo della propria vita, né la cultura di una vita moderata, pacifica e felice senza molti beni materiali.

Molto spesso, questa vita di austerità, di lusso centrato sull’abbondanza materiale, il capitalismo e gli interessi egoistici, ereditati delle generazioni precedenti, non permettono a numerosi giovani di sognare in grande, di essere creativi, ambiziosi e di crearsi la propria indipendenza. I giovani non vedono e non approfittano più delle opportunità che sono loro offerte. Trascorrono il tempo a lamentarsi ed ad accusare gli adulti che in realtà si sono battuti molto per avere tutto questo di cui i giovani beneficiano oggi. I genitori continuano a fare tutto per i propri figli, ma in questa vita ereditata, sono i giovani a subire i mali e le difficoltà.

Oggi in Italia troppi giovani si dicono vittime della vita lasciata dai genitori e si trovano di fronte a parecchi problemi. Si tratta, in generale, del prolungamento del periodo della gioventù nel corso della vita. Alla base di questo fenomeno ci sono i problemi legati ai lunghi periodi di  apprendistato e di formazione accademica,  al cambiamento del mercato del lavoro, alla difficoltà crescente di trovare un impiego stabile, alla diffusione del lavoro occasionale, degli impieghi precari e del lavoro part-time, l’incapacità e la paura nel prendere decisioni.

Inoltre molti giovani lasciano la scuola presto, esponendosi al rischio di precipitare nella disoccupazione, nell’inattività, nella povertà e nell’assistenzialismo economico e sociale, creando così costi enormi per la società. C’è anche una triste realtà: alcuni giovani italiani, tra i 18 e i 24 anni non raggiungono neanche l’ultimo anno dell’insegnamento secondario e non seguono nessuna formazione complementare; altri ottengono risultati deboli, molti altri prolungano inutilmente il loro ciclo di studi universitari, mentre la disoccupazione colpisce, ai nostri giorni, numerosi giovani diplomati in ogni livello di istruzione.

A questa congiuntura educativa, economica e sociale dei giovani italiani, vengono ad aggiungersi  altri fattori indotti, ad esempio, dalla mondializzazione e dall’uso irresponsabile  di internet a causa della moltiplicazione di reti sociali incontrollabili per i genitori e gli educatori.
Anche i viaggi e il tempo libero sono più accessibili per i giovani, grazie al sostegno dei genitori.

Tutto ciò sembra rallentare la motivazione dei giovani a sognare in grande, ad inseguire grandi ambizioni e ad essere responsabili dei propri destini; spingono i giovani a ritardare le decisioni importanti sulle proprie vite:  l’impegno serio per gli studi, la ricerca di lavoro stabile, la partenza dal focolare familiare, l’installazione in coppia in un alloggio indipendente, l’arrivo di un bambino. Queste decisioni permettono ai giovani di passare dalla vita di bambino, di adolescente legata alla totale dipendenza dei genitori, ad una vita responsabile ed adulta.

Sono alcune di queste considerazioni che spingono alcune persone ad affermare che certi giovani stranieri che vivono in Italia si impegnano e sono più responsabili della maggioranza di giovani italiani che si accontentano delle ricchezze familiari. Sembra che i giovani immigrati, provenienti generalmente da famiglie medie o povere sono motivati, fanno molti sforzi ed inseguono grandi ambizioni, mentre vivono nelle condizioni meno favorevoli dei giovani italiani.

Nella grande preoccupazione di cambiare la loro vita e migliorare le condizioni di vita dei loro Paesi di origine, i giovani immigrati in Italia si impegnano per finire rapidamente i loro studi, arrivando fino al master e al dottorato. Approfittano al massimo di tutte le opportunità concesse loro in Italia mentre la maggioranza dei giovani italiani si limita al primo ciclo dopo parecchi anni di università. Questa situazione paradossale suscita un certo numero di domande e ci deve spingere a riflettere.

Nonostante l’analisi apparentemente negativa che ho voluto proporvi dal mio punto di vista di giovane straniero in Italia, sono convinto che, malgrado il contesto attuale caratterizzato dal prolungamento del periodo della gioventù, dovuta alla mancanza di impiego, alla disperazione, al gusto di una vita di lusso ma senza sforzo, i giovani che vivono in Italia sono molto sollecitati a diventare risorse umane ad alto rendimento ed ad essere membri attivi della loro società. Vogliono contribuire alla creazione di un ambiente naturale propizio che permetta loro di sviluppare le proprie competenze, di esercitare i propri diritti ed i propri doveri di liberi cittadini, di impegnarsi – in quanto cittadini attivi del mondo-  particolarmente nella presa di decisioni e verso i processi di pianificazioni politiche, sociali, religiose, economiche, educative e culturali del loro tempo.

Per fare questo bisogna considerare la socializzazione e l’apprendistato multidirezionale e permanente dei giovani nella cornice di processi cooperativi meglio equilibrati tra le generazioni giovani-adulti;  favorire la partecipazione dei giovani alle attività politiche e sociali nei diversi contesti nazionali e culturali; rinforzare, attraverso dialoghi aperti e liberi tra generazioni, la stima dei giovani, incitarli a sognare in grande per mantenere il livello di vita alta che hanno ereditato dagli adulti.

È necessario che i genitori li aiutino a comprendere che non è l’abbondanza dei beni materiali che fa la vita felice e degna,  ad identificare i mezzi per migliorare le proprie competenze confidando e anche nelle istituzioni e nei meccanismi democratici esistenti.